Sistema diffuso di
informazione ed educazione ambientale sulle foreste
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Schede faunistiche di approfondimento |
CERVO SARDO
Ordine: | Artiodattili | |
Famiglia: | Cervidi | |
Genere: | Cervus | |
Specie: | Cervus elaphus corsicanus |
Origine zoogeografica | Neartica, Paleartica | |
Areale di distribuzione |
Sardegna, Corsica. Specie endemica della Sardegna e della Corsica. L’origine del cervo sardo non è ancora stata del tutto chiarita. L’ipotesi più accreditata è quella di Azzaroli e Baccetti che attribuiscono la presenza della specie ad un’introduzione da parte dell’uomo in epoca preistorica di C. elaphus, originario delle regioni neartica e paleartica, e una sua rapida speciazione in C. elaphus corsicanus |
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Identificazione | Il cervo ha un morfologia e una struttura eleganti, con zampe lunghe ma robuste. La testa è di forma triangolare, allungata e termina con un muso nudo, le orecchie sono molto grandi, gli occhi ovali ed espressivi, con evidenti fosse lacrimali. Da queste viene secreto un liquido oleoso ed odoroso che serve per marcare il territorio. Il mantello in estate è bruno-rossicccio, in inverno è più scuro e tende al grigio bruno; presenta inoltre una stria nerastra, particolarmente evidente in estate, che va dalla testa alla radice della coda. La pomellatura è una caratteristica dei soli cerbiatti. La muta avviene due volte l’anno, in primavera (aprile) e in autunno (settembre). Le corna, presenti solo nel maschio, vengono dette “palchi”, “armatura”, “trofeo”, e sono lunghe e ramificate, possono raggiungere i 70-75 cm di lunghezza. Le corna vengono perse nel periodo compreso tra metà febbraio e metà marzo, quindi, dopo 1-2 settimane, ricrescono e la loro formazione è completa verso la metà di luglio. Nella fase di neoformazione, le corna sono rivestite da un tessuto cutaneo molto vascolarizzato detto “velluto”, che al termine dello sviluppo si secca e viene rimosso mediante strofinamento su alberi ed arbusti. | |
Habitat ed ecologia |
Specie considerata “intermedia“ tra i “brucatori” ed i “pascolatori”,
rispetto al daino più spiccatamente tendente verso i brucatori, abita le
formazioni forestali con macchia mediterranea con chiarie e radure. Come
il daino soffre, a differenza invece del muflone, le pendenze eccessive
e l’elevata rocciosità. Si nutre sia di piante erbacee, graminacee, leguminose, cardi e rovi, che degli arbusti della macchia mediterranea, di cui usa scortecciare i fusti (“fregoni”). |
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Riproduzione | Nel
periodo degli amori, i maschi in grado di riprodursi, si isolano dai più
giovani e si portano nelle aree di riproduzione, qui si accoppiano con
le femmine che vi si trovano (da 3 a 5). Questi territori, che rimangono
gli stessi di anno in anno, vengono “marcati” con urina, secreti
ghiandolari e scortecciamenti. Il periodo degli amori ha inizio da fine agosto e si protrae fino a tutto settembre. Il tipico bramito dei maschi è forte e simile ad un abbaio. Dopo una gravidanza di circa 32 settimane, da metà aprile a metà maggio, le femmine partoriscono un piccolo che viene allattato per tre – quattro mesi. L’unità di base della struttura sociale del cervo, così come per il daino, è costituita dalla femmina con il piccolo dell’anno e la figlia ,“sottile” (più raramente il figlio, “fusone”) dell’anno precedente. Talora si formano branchi di femmine (10-12 individui, al massimo una ventina) guidati dalla femmina più anziana; i maschi di età superiore ai due anni hanno la tendenza ad aggregarsi in piccoli gruppi in cui domina il maschio più forte. Il cervo è una specie poliginica, ossia si accoppia con più femmine per annata costituendo gli harem. |
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Status di conservazione | Specie vulnerabile a livello regionale, nazionale, europeo e mondiale | |
Grado di protezione | Convenz. di Berna, All. III; Dir.CEE 43/92, All. B,D (*sp. prioritaria); L.R.23/98 |
Download | scheda in formato pdf; |