Sistema diffuso di informazione ed educazione ambientale sulle foreste

Foresta Demaniale Porto Conte - Sentiero didattico

 

“Verso la scogliera: Ecosistemi costieri di falesia e pinete artificiali”

 

 

Località:

Cala longa – Cala della barca 

Aree tematiche:

Paesaggi naturali e culturali; Segni del passato; Conservazione della biodiversità 

Percorso:

anulare, km 1,7 

Pendenza:

pianeggiante 

Difficoltà:

molto bassa 

Tempo di percorrenza:

45’ a passo lento 

Area di sosta:

attrezzata con tavoli e panche in località Prigionette; 

Abbigliamento:

abiti sportivi e comodi, scarponcini o scarpe da tennis.

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utilità schede tecniche flora - schede tecniche fauna

 

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Su Logu – Cala Longa e la Fascia Tagliafuoco Grande

Cala Longa è un piana alluvionale dove un tempo si praticava la coltura di cereali. L’attuale impianto forestale è costituito, a sinistra dopo l’incrocio della strada per il Monte Timidone, da P. domestico mentre a destra in prevalenza da P. d’Aleppo. Attualmente queste parcelle sono sottoposte ad interventi di diradamento volti a  favorire un più armonico e naturale sviluppo dei singoli alberi e  per favorire la rinaturalizzazione dell’area e l’affrancarsi quindi della vegetazione spontanea, con il conseguente miglioramento delle condizioni edafiche.

A questo proposito si osserva la significativa presenza di piantine di cedro licio (Juniperus phoenicea), detto anche ginepro fenicio o sabina marittima, in algherese “sivina.

Le fasce tagliafuoco hanno una grande importanza nella difesa del bosco; soprattutto quando il bosco è costituito da un impianto artificiale di conifere, piante facilmente infiammabili sia per il tappeto di aghi secchi che per il tipo di legno e la presenza della resina.

In questa grande fascia appare in tutta evidenza il terreno, costituito dalle terre rosse, ossia un suolo costituito da argille fini che si sono depositate e trasformate nel tempo, a seguito dei cambiamenti climatici, sul calcare presente nella zona (calcare dell’era mesozoica o secondaria).

Nella pineta si osserva lo sparviere corso (Accipiter nisus wolterstorffi), rapace dalle dimensioni di poco superiori al gheppio, che ha trovato nei pini l’ambiente ideale per la nidificazione. La sua presenza è senz’altro da mettere in relazione alla numerosa popolazione di piccioni selvatici che abitano la scogliera e le pareti rocciose del Monte Timidone. Questi infatti costituiscono per lo sparviero, ma anche per il falco pellegrino, che da sempre frequenta l’area e abita la scogliera, un’abbondante e stabile fonte alimentare.

Sui pini si può osservare inoltre la presenza del ratto nero, che abita pressoché tutte le pinete litoranee e che non ha nulla a che vedere con il ratto bruno (ratto delle chiaviche).

Nella fascia tagliafuoco grande e nel sentiero parallelo alla scogliera si possono trovare, generalmente sopra i sassi, le fatte della volpe.

Questa specie, che è presente nell’intera area con consistenze limitate, si colloca  perfettamente nel sistema predatore – preda in questo ambiente che, peraltro, è abbastanza equilibrato.

Oltre alle bacche della macchia mediterranea (ginepro, lentisco, mirto etc.) e i datteri della palma nana, la volpe trova nella zona, ai limiti del rimboschimento e nella macchia bassa, pernici, lepri e conigli, con buone consistenze di popolazione e, nei periodi della migrazione, anche qualche uccello di passo può costituire un discreto pasto.

 

Inizio staccionata

La staccionata è stata realizzata per regolare l’afflusso dei visitatori sulla scogliera e per evitare che l’eccessivo calpestio causi danni a questo lembo di vegetazione residua, costituita da alcune associazioni caratteristiche e da essenze endemiche la cui presenza è limitata alle Penisole di Capo Caccia e Stintino e alle isole asinara e Tavolara.

Qui si nota e si sente l’intenso profumo dell’ elicriso (Helichrysum italicum sub. sp. microphyllum) in algherese “mansanillja”, pianta cespugliosa, legnosa alla base, spesso conformata a pulvino; frequente nei litorali in macchie basse e garighe, è intensamente profumata, con profumo di liquirizia. IL sua fragranza, vagamente canforata, è inconfondibile e costituisce una delle note basi dei profumi e aromi caratteristici della Sardegna.

 

Camminando verso la falesia

Avvicinandoci alla scogliera vediamo come la macchia a ginepro sfumi nella macchia bassa a lentisco, fillirea e ginestre, e come questa a sua volta, ceda lo spazio alla gariga.

Si tratta di una gariga primaria cioè non è derivata da fattori di degrado. La sua fisionomia è il risultato dell’adattamento alle particolari condizioni climatiche: esposizione ai venti, salsedine, aridità e insolazione, che sarebbero incompatibili per altre specie.

Queste forme di adattamento sono messe in evidenza dalla morfologia, generalmente conformate a pulvino (ossia a cuscinetto) mono o polifita, forma che favorisce il mantenimento di condizioni microclimatiche tali da consentirne la sopravvivenza  e la riproduzione; dall’ aspetto (abitus) e dalla struttura fogliare: a foglie crassulente come il finocchio marino (Crithmun maritimum), l’ombelico di Venere (Umbelicus rupestris); a foglie tomentose come la Timelea tartonraira (Thymelea tartonraira), il timo e dl’elicriso, il limonio e l’euforbia delle baleari (Euphorbia pithyusa); a foglie trasformate in spine come il fiordaliso spinoso più conosciuto per il suo nome scientifico (Centaurea horrida) paleo endemismo, vero fossile vivente, presente solo in Sardegna (Isole di Asinara e Tavolara e nelle penisole di Capo Caccia e di Stintino).

La centaurea fiorisce da maggio a giugno,  ha fiori bianchi con venature tendenti al porpora. L’astragalo dragante (Astragalus terracianoi), che vive in stretta associazione con la centaurea, ha foglie trasformate in spine. Quest’associazione caratterizza l’intera area, arricchendola sia dal punto di vista paesaggistico, ma più significativamente, da quello scientifico, in particolare per ciò che concerne la biodiversità, ossia la diversità genetica, che è direttamente in rapporto con il numero delle specie floristiche e faunistiche presenti.

Altro tipo fogliare sono le rosette appiattite sul terreno di Evax comune (Evax pygmea). Tutte queste specie hanno un comportamento fisiologico simile, la loro attività vegetativa (attività cambiale) è caratterizzata infatti dall’andamento climatico, con particolare riferimento, più che alle stagioni, alla disponibilità idrica.

 

Su Logu – Falesia di Cala della Barca

Sulla falesia, oltre il Grifone, il falco Pellegrino ed il piccione selvatico, nidifica il rondone comune (Apus apus) dalle zampe cortissime e nere provviste di quattro dita rivolte due in avanti e due indietro. E’ caratterizzato dal piumaggio grigio scuro, quasi nero con gola bianca, coda molto lunga e biforcuta, ali assai lunghe e sottili tanto che, in posizione di riposo, si incrociano all’indietro. Nidifica in anfratti rocciosi deponendo due uova. Il rondone alpino (Apus melba) è invece  più grande del precedente, ha  il petto bianco, ali molto lunghe ed appuntite, coda biforcuta e zampe cortissime nere; nidifica in anfratti rocciosi dove depone 2-3 uova.

La loro presenza è segnalata dal vociare stridente.

La piccola Isola Piana è il luogo di nidificazione e sosta per molti uccelli marini. Tra questi vanno ricordati:

-          la berta maggiore (Calonectris diomedea) e la berta minore mediterranea (Puffinus yelkouan);

-          l’uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus melitensis);

-          il Gabbiano corso (Larus auduinii)

-          il Marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis desmarestii).

Si tratta di specie che si nutrono esclusivamente in mare e che pertanto sono molto sensibili all’inquinamento, specie da metalli pesanti. Sull’Isola Piana la colonia di gabbiani reali (Larus cachinnans) è stimata intorno a 3500 esemplari, questi hanno ormai soppiantato il più raro gabbiano corso che fino a qualche tempo fa nidificava anch’esso sull’Isola.