Sistema diffuso di informazione ed educazione ambientale sulle foreste

Demaniale Montes (Orgosolo, NU) - Sentiero didattico n° 1

 

“Da funtana Bona a Monte Fumai: un punto di vista privilegiato sul

Supramonte e il Gennargentu”

 

Località:

Funtana Bona – Monte Fumai

Aree tematiche:

Paesaggi naturali e culturali; Segni del passato

Percorso:

anulare, km 2,0

Pendenza:

media (1085 – 1316 m slm)

Difficoltà:

media

Tempo di percorrenza:

80’ a passo lento (20’ per giungere a Funtana Bona)

Area di sosta:

attrezzata con tavoli e panche in località Funtana Bona;

Abbigliamento:

abiti sportivi e comodi, scarponcini o scarpe da tennis.
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utilità schede tecniche flora - schede tecniche fauna

 

I consigli di “Madame l’Aquila”: lungo la salita, di tanto in tanto, fermati a guardare il mondo attraverso i miei occhi

 

Verso Funtana Bona

L’itinerario inizia dalla Caserma Forestale “Ilodei Malu”, attraverso la strada forestale in leggera e costante salita, che costituisce la principale via d’accesso al Supramonte di Orgosolo. La pista si snoda all’interno di un bosco ceduo di leccio in fase di conversione a fustaia, originatosi negli anni successivi all’incendio del 1931 che distrusse la foresta originaria. In questo tratto la foresta viene sottoposta periodicamente al taglio per la produzione di legna da ardere. Se si è fortunati e si cammina in silenzio, già qui è possibile incontrare qualche esemplare di muflone (Ovis musimon) che attraversa velocemente la strada, soprattutto nelle ore più fresche della giornata.

 

Su Logu: Funtana Bona

La sorgente di Funtana Bona, che ha origine dal contatto delle rocce calcaree, molto permeabili, con gli strati scistosi impermeabili, segnala l’inizio del sentiero didattico ed è la più ricca d’acqua di tutta la foresta demaniale; da questa sorgente ha inizio il corso del fiume Cedrino. Questa si trova alla base del torrione calcareo del Monte Fumai, che insieme agli altri “tacchi” isolati di Monte Novo San Giovanni e M. Macheddu, rappresentano le prime “isole” di calcare sul sottostante substrato di scisto, più antico, e preannunciano la vasta, continua distesa calcarea del Supramonte, che si estende per oltre 300 kmq., sino al mare, tra i Comuni di Orgosolo, Oliena, Urzulei, Baunei e Dorgali. Nei pressi della Fontana è presente una piccola area di sosta all’interno di una lecceta d’alto fusto con alcuni esemplari di notevoli dimensioni. Tra le piante del sottobosco è riconoscibile la peonia chiamata per la sua bellezza “Rosa peonia” (Paeonia mascula), dalle splendide e spettacolari fioriture rosee all’inizio della primavera.

 

Da Funtana Bona al Belvedere

Dal cancello in alto a destra si lascia l’area attrezzata  e si inizia a percorrere il sentiero che conduce al sovrastante Monte Fumai. Il tracciato comincia da subito a salire con decisione, restando nella parte iniziale sotto la fustaia di leccio. Dopo pochi minuti si osserva un drastico cambiamento della vegetazione. Lasciato il bosco infatti ci si affaccia su un pendio spoglio dove la roccia affiorante, dalle forme talvolta strane e suggestive, si alterna ad aree cespugliate e di gariga dove gli unici esemplari arborei sono rappresentati da alcuni maestosi lecci ed aceri minori, sopravvissuti al disastroso incendio che nel 1931 distrusse centinaia di ettari di foresta.

Quella che abbiamo davanti è una gariga secondaria, che si è generata a seguito di un evento disastroso – l’incendio – e si rimane tale a causa del pascolo.  La presenza degli animali domestici al pascolo brado (bovini e maiali), ostacola infatti l’evoluzione della vegetazione verso forme più complesse – macchia bassa, macchia alta, bosco. La rinnovazione naturale del leccio è abbondante ma stenta a crescere ed affermarsi. Le piantine sono sottoposte ad una continua “potatura” dal morso del bestiame, e tendono ad assumere una forma cespugliosa “di difesa”, formando dei grossi “cuscini” che solo dopo molti anni riescono infine a svilupparsi in altezza, raggiungendo infine la forma arborea.

La gariga pur col suo aspetto spoglio e “povero”, è in realtà ricchissima di specie botaniche suffruticose od erbacee. Tra queste si incontrano molti endemismi.

Esplorando con un poco di attenzione tra i sassi e le fessure delle rocce è possibile riconoscere tantissime specie diverse, tra cui alcune autentiche rarità. Il periodo migliore per il riconoscimento è quello tardo primaverile (metà maggio – fine giugno) quando la maggior parte delle specie più interessanti è nel pieno della fioritura.

Non tutte le specie endemiche presenti in Sardegna sono in realtà esclusive della nostra isola.  Il nome specifico spesso ci da valide indicazioni sulla regione o paese dove la specie si incontra o dove comunque per la prima volta è stata scoperta. Così il nome Polygala sardoa, ci dice che questa piantina alta non più di 20 cm, dai piccoli fiori rosa-violetti, cresce esclusivamente in Sardegna.

La Stachys corsica una erbacea perenne dal portamento strisciante e dai fiori bianco-giallastri, è invece un endemismo sardo-corso, essendo diffusa sui principali rilievi di entrambe le isole.

L’Arenaria balearica, un’erbacea strisciante degli anfratti rocciosi più umidi, dai piccoli, numerosissimi fiori bianchi, si incontra invece non solo nelle isole Baleari, dalle quali prende il nome, ma anche in altre isole del Mediterraneo: Sardegna, Corsica, Arcipelago Toscano.

L’ Alyssum tavolarae, un piccolo suffrutice dai fiorellini gialli, prende invece il nome dall’isola di Tavolara, ma è diffusa anche sulle montagne calcaree del Supramonte e dell’Ogliastra.

Il Supramonte ha invece dato il nome al Cerastium sopramontanum, un’altra erbacea di piccole dimensioni, dai fiorellini bianchi con venature verdastre, che vegeta negli anfratti calcarei del Supramonte ma anche sul massiccio del Montalbo, ed al Hieracium sopramontanum, una composita dai fiori gialli. Per chi non se la sentisse di continuare la salita sino alla vetta, da questo punto è possibile tornare  al punto di partenza seguendo il sentiero sulla sinistra.

 

L’ascesa a Monte Fumai

 Il sentiero si arrampica con ampi tornanti sino a fiancheggiare la parete del tacco  calcareo dove, qua e la, si incontrano sporadici esemplari arborei di grosse dimensioni di Leccio (Quercus ilex), Acero minore (Acer monspessulanum), Tasso (Taxus baccata), Biancospino (Crataegus monogyna), Sorbo montano (Sorbus aria) e l’endemico Ranno di Sardegna (Rhamnus persicifolius). Per tutta l’ascesa si è accompagnati dalla spettacolare vista sull’alta Valle del Cedrino e sugli altri tacchi calcarei del Monte Novo San Giovanni e di Monte Su Biu e verso la lecceta primaria di “Sas Baddes” che  precede la profonda spaccatura, un vero e proprio canyon, visibile in lontananza, della Gola di Gorroppu. L’ultimo tratto di salita, tra le bianche rocce ricche di incisioni, scanalature e pinnacoli, richiede un po’ più di attenzione, e ci conduce, dopo 40 minuti circa, ai 1316 metri della cima del Monte Fumai.

 

Su Logu: sulla vetta

Da qui la vista spazia a 360 gradi aprendosi anche a sud verso l’altro tacco calcareo del Monte Macheddu e più in fondo verso il massiccio del Gennargentu.  Sulla destra sono invece visibili nell’ordine la Punta Mandra ‘e Caia ed il Monte Armario, che con i suoi 1433 metri rappresenta la cima più elevata della Foresta Demaniale. Da quassù, armati di un buon binocolo e molta pazienza, è possibile osservare i mufloni che a piccoli gruppi pascolano nei pendii sottostanti. In alto il cielo è spesso solcato dai voli di uccelli rapaci come l’aquila reale, l’astore, lo sparviero, il falco pellegrino, il gheppio. In prossimità della cima sono presenti resti di vecchi insediamenti umani, sotto forma di tratti di muro semicircolari.

Sul territorio che ci circonda in passato era effettivamente molto maggiore la presenza dell’uomo, come testimoniano appunto i resti di capanne e ovili, di origine nuragica o più recenti, presenti un po’ dappertutto nella foresta demaniale. Tra le strutture meglio conservate vi sono quelle visibili ai piedi del M. Macheddu, descritte più avanti.

 

La discesa (con “divagazione” sugli antichi ovili)

La discesa avviene sul lato est del monte, lungo il sentiero che conduce dopo circa 30 minuti alla Ianna e S’Orroali (da qui, con una deviazione di 15 minuti, è possibile raggiungere alcuni tipici ovili del Supramonte).

Da Ianna e S’Orroali il sentiero si allarga e per un tratto segue la chiudenda che delimita il bosco, scendendo in linea retta sino all’area di Funtana Bona dove arriviamo dopo altri 10 minuti circa.

Il ritorno alla Caserma forestale pùo avvenire o attraverso la stessa strada dell’andata, oppure, se si è a piedi e si dispone ancora di un pò di tempo, attraverso una deviazione segnalata che conduce al vivaio forestale “Funtana Rubia”. Qui è possibile visitare il vivaio dove sono coltivate le principali specie arboree ed arbustive della montagna sarda. Da notare anche la presenza di alcuni esemplari arborei di notevoli dimensioni tra cui un pino laricio (Pinus laricio) di circa 70 anni, alto oltre 25 m  e dalla circonferenza superiore ai 3 metri.

Dal vivaio, una strada parallela alla precedente riporta poi alla Caserma forestale in circa 10 minuti.