La
Foresta Demaniale di Montes (Orgosolo, NU)
La Foresta Montes,
che ricade nel comune di Orgosolo, con i suoi 4.635 ha di superficie, è
tra i complessi forestali più estesi che l’Ente Foreste gestisce. La
foresta, passata al demanio statale nel 1914, divenne patrimonio
regionale affidato all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Sarda,
a seguito della costituzione della R.A.S..
Il substrato geologico è costituito dai calcari mesozoici, le cui forme
di erosione più spettacolari sono i tacchi (Monte Novo S. Giovanni) e i
canyon (la gola di Su Gorropu), poggianti sugli scisti cristallini del
paleozoico. La cima più elevata è il Monte Armario, che raggiunge i
1433 metri di altezza. Il paesaggio è quanto mai vario e suggestivo, si
alternano falesie potenti centinaia di metri, dirupi, grotte ed
inghiottitoi, tipici dei calcari, a forme dolci e mammellonari, tipiche
invece, degli scisti paleozoici. Frequenti sono le sorgenti di contatto.
Tra queste ricordiamo “Funtana Bona”, da cui prende il nome la
casermetta forestale, dove si trova una gradevole area di sosta. In
prossimità della casermetta si trovano due esemplari secolari di leccio
aventi dimensioni gigantesche; questi sono stati oggetto di studio da
parte di diversi botanici che ne hanno desunto l’età (700 anni un leccio
e 900 l’altro) attraverso il metodo del Carbonio radioattivo.
La vegetazione (Arrigoni, 1968) è rappresentata dal climax della foresta
di leccio con i suoi orizzonti freddo-umido e mesofilo e dal climax
degli arbusti prostrati e delle steppe montane.
Le specie vegetali indicatrici dell’orizzonte freddo-umido sono il
tasso, l’agrifoglio e l’acero, che qui si trovano come elementi
residuali; le indicatrici dell’orizzonte mesofilo sono invece il
viburno, il pungitopo, il ciclamino, etc. Tra gli arbusti prostrati
ricordiamo il ginepro nano, il pruno prostrato, il timo erba barona,
l’armeria sarda etc.
Oltre il 60% del territorio è costituito da fustaia di leccio
stravecchia: la vera foresta di leccio, molto chiusa, in cui penetra
poca luce e che non consente al suo interno la crescita che di poche
specie, sia arbustive che erbacee. In questa foresta, così uniforme e
cupa, non è difficile perdere l’orientamento! Al suo interno si trovano
i resti di un’imponente nuraghe, il Nuraghe Mereu, particolare per il
suo colore bianco, in quanto costruito con massi di calcare.
Un terzo circa del territorio è costituito da macchia bassa e da
praterie incolte, che interrompono la foresta. Ben rappresentati sono
anche i rimboschimenti artificiali a conifere e latifoglie.
Di grande importanza botanica è la presenza dell’unica stazione di Ribes
sardoum, costituita da alcuni esemplari che si trovano tra le pareti del
Monte Novo S. Giovanni.
Tra le specie faunistiche, tipiche degli ambienti boschivi montani; sono
presenti l’aquila reale, l’astore, lo sparviere, il colombaccio etc.
Anche qui, come del resto su tutto il Supramonte, volteggiavano un tempo
i tre grandi avvoltoi: il grifone, l’avvoltoio monaco e il gipeto, ormai
estinti. Tra i mammiferi ricordiamo il muflone, che qui ha il suo areale
di elezione e che è presente con popolazioni le cui consistenze sono le
più numerose allo stato naturale. In foresta vivono poi il gatto
selvatico, la martora, il topo quercino e il ghiro, quest’ultimo
scoperto e segnalato una quindicina di anni fa’. Ai limiti del bosco
vivono invece la lepre, il coniglio selvatico, la pernice ed altre
specie cacciabili come la volpe ed il cinghiale.
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