Sistema diffuso di informazione ed educazione ambientale sulle foreste

“Tra le sughere e i castagni…sulle tracce del leccio: Ecosistemi naturali ed agroecosistemi”

 

 

 

Località:

Funtana e’ code – Su Castannarzu

Aree tematiche:

I paesaggi naturali e culturali delle foreste; La gestione polifunzionale del bosco

Percorso:

linerare, km 1

Pendenza:

moderata con tratti pianeggianti

Difficoltà:

molto bassa

Tempo di percorrenza:

45’ a passo lento

Area di sosta:

Area di sosta attrezzata con tavoli e panche: nella prima metà del sentiero

Abbigliamento:

abiti sportivi e comodi, scarponcini o scarpe da tennis.
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utilità schede tecniche flora - schede tecniche fauna

 

 

 

I consigli di “nonna sughera”: guardare “oltre”. Solo da un’attenta lettura del paesaggio sarà possibile vedere le trasformazioni avvenute nel passato.

 

Su Logu – Fontana ‘e code

I boschi di Monte Pisanu fanno parte, insieme alle altre due sezioni staccate di Fiorentini e Anela, del più vasto complesso forestale del Goceano. Questo complesso viene considerato tra le “foreste storiche” della Sardegna, che furono acquisite al demanio statale nel 1886.

La vegetazione climax è rappresentata dalla foresta montana di leccio, costituita da una vegetazione ben adattata al clima mediterraneo, la cui fisionomia e composizione floristica sono caratterizzate dal prevalere delle sclerofille sempreverdi, ossia da essenze con foglie coriacee, spesso spinescenti, che hanno evoluto meccanismi differenti per limitare l’evapotraspirazione.

L’intera Foresta è vincolata ad “Oasi permanente di protezione faunistica”(L.R. 32/78 ), rientra nel Parco Regionale Naturale del Marghine - Goceano (L.R. 31/89) e ricade interamente nel sito di interesse comunitario ITB001102 Catena del Margine Goceano.

 

L’orizzonte fitoclimatico, in passato era costituito dai boschi di leccio e roverella frammisti ad elementi di tasso, agrifoglio, acero minore, carpino nero, pero corvino, che ne rappresentano le specie indicatrici.

L’originaria foresta di leccio e roverella è stata, invece, sostituita da uno pseudo climax a boschi antropici di sughera e di castagno.

Si osserva un sottobosco ricco di specie erbacee ed arbustive, in cui gli elementi prevalenti sono l’erica (Erica arborea ) ed il corbezzolo (Arbutus unedo). Questa copertura arbustiva si è sviluppata grazie al fatto che le sugherete sono boschi aperti, che consentono quindi un buon apporto di luce.

Nello strato erbaceo, molto belle sono le fioriture delle bulbose, tra cui il narciso (Narcissus tazzetta), il ciclamino (Ciclamen repandum) e le particolarissime orchidee selvatiche. Tra gli

endemismi ricordiamo il timo erba barona (Thymus erba barona, end. della Sardegna e della Corsica), il giglio di monte (Pancratium illirycum, end. della Sardegna, della Corsica e dell’Arcipelago toscano) e le delicate fioriture di fine inverno dello zafferano (Crocus  minimus, end. della Sardegna, Corsica merid., Capraia e isole parasarde) e dello zafferanetto (Romulea requienii, end. della Sardegna e della Corsica).

 

Il substrato geologico è costituito da rocce metamorfiche (scisti, scisti arenaci, argilloscisti del Paleozoico) e da rocce effusive acide (andesiti, rioliti, riodaciti ed elementi intermedi) del Cenozoico, caratterizzate da forme scoscese ed accidentate. Si tratta di un substrato piuttosto acido che ben si presta alla coltura della sughera e del castagno.

 

Per la sua grande importanza economica, da sempre è stata favorita, negli interventi selvicolturali, la presenza della sughera. Si è proceduto così, nel tempo, al taglio delle altre querce e alle potature di allevamento per aumentare la produzione di sughero. Lungo questo sentiero attraversiamo un soprassuolo costituito da un ceduo coetaneo di sughera, derivante dai tagli di ricostituzione boschiva eseguiti dopo l’incendio che nel 1944 distrusse una parte dei boschi del Goceano.

Il castagno è stato invece impiantato alla fine del 1800 sia per il valore del suo legname nelle costruzione di mobili ed utensili, che per i suoi frutti, importanti un tempo nell’alimentazione umana e, al pari delle ghiande, in quella del bestiame.

In alcune zone dell’Isola la castanicoltura ha rivestito un ruolo di primo piano nella vita economico-sociale delle popolazioni montane, in particolare della Barbagia - Mandrolisai. Porta a porta, le donne vendevano o barattavano castagne, noci e noocciole; gli uomini, invece, che raggiungevano i paesi a cavallo, vendevano taglieri, mestoli ed altri utensili. Esisteva anche un mercato più redditizio: quello del legname da opera; attualmente però, l’incidenza di patologie manifestatesi agli inizi degli anni ’60, ha determinato una contrazione delle superfici a fustaia e la diminuzione degli assortimenti ritraibili. Infatti, le piante colpite da patogeni fungini (Mal dell’inchiostro e Cancro del castagno) devono essere abbattute con conseguente conversione da fustaia a ceduo.

 

Nel bosco nidificano l’astore sardo (Accipite gentilis arrigoii) e lo sparviere sardo (Accipiter nisus), la ghiandaia (Garrulus glandarius ichnusae), il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major harterti).Anche il gatto selvatico (Felis lybica sarda), la martora (Martes martes latinorum) e il topo quercino (Eliomys quercinus sardus) trovano nel bosco un’ambiente favorevole per riprodursi. Negli ambienti rocciosi nidificano invece l’aquila bonelli (Hieraetus fasciatus fasciatus) e il falco pellegrino (falco peregrinus brookei); nella macchia mediterranea troviamo invece la lepre sarda, la pernice sarda (Alectoris barbara), il succiacapre, l’algiriode nano (Algyroides fitzingeri), la raganella (Hyla sarda).

 

Su LoguSu Castanarzu

Davanti a noi la foresta di leccio nella sua segreta bellezza. Posssiamo cogliere facilmente la differenza tra le due tipologie di bosco.

Dove siamo noi, è evidente l’utilizzo zootecnico del bosco di sughera, che qui è privo di sottobosco. Infatti, il pascolamento impedisce la ricrescita degli arbusti; questo, unitamente ad un maggior apporto di luce, consente la crescita della cotica erbosa. Qui si può osservare, quindi, una gestione del bosco di tipo produttivo-polifunzionale in quanto vi è reddito diretto derivante dalla produzione del sughero, reddito diretto derivante dall’allevamento brado del bestiame, reddito indotto dalle attività turistico – ricreative che esistono grazie alla presenza del bosco.

E’ noto come, già dalla preistoria, l’ambiente delle Regioni mediterranee, proprio per le caratteristiche delle sue formazioni vegetali, molto chiuse ed intricate, è stato oggetto di significative trasformazioni, da parte dell’uomo, per ottenere nuovi pascoli e nuovi terreni agricoli. A questo proposito è importante rilevare come la forte presenza di animali domestici al brado e la conseguente competizione alimentare sui pascoli, condizioni negativamente la possibilità di reintroduzione degli ungulati selvatici protetti (cervo, daino e muflone).

Dall’osservazione e dalla lettura del paesaggio circostante questo “logu” emerge dunque la differenza tra la gestione di tipo polifunzionale e quella di tipo naturalistico, in cui, invece, l’intervento antropico ha comunque consentito il mantenimento della foresta originaria (climax).