Goceano

Le Foreste Demaniali del  Goceano (Bultei, Anela, Bono, Bottida)

 

Le Foreste Demaniali del Goceano si estendono lungo tutto l’arco dell’omonima dorsale e sono la continuazione a nord della catena montuosa del Marghine, che separa il Logudoro dal Nuorese. Questa catena montuosa, “Sa Costera” è un luogo a parte, con una sua identità montana dove l’ambiente ha modellato la storia. La necessità di dividere equamente, tra le comunità residenti, i terreni agricoli, i pascoli e i boschi per il “legnatico” ha fatto sì che i territori dei Comuni si estendessero in strisce che dalla piana salgono sulla montagna.

Qui, sulla montagna, si percorre la “strada delle vette”, che dalla vecchia stazione di Pattada, ormai dismessa, arriva all’estremo nord-ovest del Goceano, fiancheggiata dalle superbe foreste mediterranee. A sud-est l’orizzonte si perde oltre la piana del Tirso, nei profili lontani dei monti di Oliena, dell’Ortobene e del monte Gonare.

Le Foreste del Goceano sono in realtà un complesso forestale costituito da tre sezioni tra loro separate: Fiorentini, Monte Pisanu e Anela. Questi compendi sono parte delle “foreste storiche” della Sardegna, foreste soggette anticamente ad un uso comune, da parte delle popolazioni locali, per la raccolta della legna e per il pascolo brado del bestiame. Questo garantiva una certa armonia tra le genti del luogo ed un uso compatibile del bosco; il conflitto tra il pascolo e il bosco nacque più tardi, in epoca feudale, ma ancora di più sotto il dominio spagnolo, quando venne instaurato un regime in cui, pur permanendo l’uso comune dei terreni doveva essere corrisposto dal singolo, un tributo in relazione all’utilità tratta. Si perse così quella che era un tempo una buona gestione, ormai divenuta consuetudine, e prese piede pian piano l’abuso, l’incuria e la distruzione di ciò che veniva pagato e non era più considerato bene della collettività.

Successivamente, queste foreste, come altre nell’Isola derivanti dagli antichi “ademprivi”, passarono al demanio statale nel 1886.

Delle tante testimonianze storiche, vogliamo ricordare i non lontani moti di ribellione, che, alla fine degli anni ’40 e nei primi anni ’50 portarono i pastori e i contadini all’occupazione delle terre per chiedere l’applicazione della legge sull’assegnazione delle terre incolte. Chiedevano un po’ di terra e l’applicazione di una legge dello Stato, un po’ di terra da coltivare, un po’ di terra su cui far pascolare le pecore.

Ci piace anche ricordare, forse per affinità con la natura, che qui, su questi monti, uno dei primi successori di San Francesco, il beato Giovanni Parenti, aveva fondato nel 1233 una comunità francescana che ha operato fino al 1769. Testimone di quel tempo è la Tenuta Giannasi, sulle pendici sud-occidentali del Monte Rasu, costruita sul convento del 1100-1200, dove la leggenda vuole che vi sia sepolto il Beato.

Le foreste del Goceano sono il risultato delle vicende storiche, umane e culturali vissute nell’Isola e la loro conservazione è stata comunque possibile perché la sua gestione ha sempre guardato con attenzione le esigenze socio-economiche locali, considerando di pari passo le esigenze forestali e quelle della pastorizia locale.

Questo significa aver reso i boschi pascolabili; attraverso l’eliminazione degli arbusti per favorire la crescita dell’erba. Se da un lato ciò implica, evidentemente, una semplificazione dell’ecosistema forestale, e quindi una minore stabilità (tanto più un ecosistema è complesso tanto più è stabile e meno soggetto a degrado) dall’altro consente comunque il mantenimento del bosco ed una migliore difesa dagli incendi.

Caratteristici di questi habitat forestali sono il gatto selvatico, dal comportamento elusivo e solitario, il piccolo topo quercino, probabile endemismo sardo, l’astore sardo, specie endemica che sugli alberi più alti della foresta costruisce i suoi grandi nidi. E’ frequente in questi boschi incontrare la chiassosa ghiandaia. Ai margini del bosco vivono invece la lepre e la pernice, mentre nella macchia si possono osservare piccoli passeriformi endemici fra cui la magnanina sarda e il venturone. Sulle cime rocciose e sulle radure non è raro sentire il gracchiare e vedere volteggiare il grande corvo imperiale ed il gracchio corallino.

 

Sezione Fiorentini

Si può accedere alla foresta attraverso due strade provinciali: la Ozieri – Bultei e la “Strada delle vette”, che da Pattada conduce a Bultei.

Il paesaggio forestale è caratterizzato nel versante occidentale da una sughereta che si spinge fino a 900 metri di quota; nel versante orientale ed alle quote più elevate troviamo invece i boschi cedui di leccio puri o consociati alla roverella e alla sughera.

A Fiorentini vi sono diverse zone in cui si possono osservare alberi monumentali; tra questi i pini larici impiantati dal Pavari intorno agli anni 20’, che superano i 30 metri di altezza e vengono pertanto considerati gli alberi più alti della Sardegna. A “Sas prisones”, caratterizzata da un’importante area archeologica, troviamo pascoli arborati  con maestosi esemplari di sughera e di roverella. Numerose sono poi le sorgenti, la fonte più conosciuta è quella di “Su Labiolaiu” in località “Sa Fraigada”; quest’area, insieme a quella di “Su Tassu”, è la meta privilegiata, soprattutto nel periodo primaverile-estivo, di numerosi visitatori provenienti da tutta la provincia.

 

Sezione Anela

E’ il complesso demaniale più alto di tutta la Sardegna e vi si accede dalla strada provinciale Bultei-Nughedu S. Nicolò e dalla Bono-Ittireddu. La casermetta di Foresta Anela si trova a 1000 m s.l.m., in quest’area, caratterizzata da un clima fresco e umido, sono state impiantate diverse parcelle di faggio, castagno, cedro, pino nero e abete che conferiscono al paesaggio un aspetto “quasi” appenninico. Le formazioni a leccio predominano su gran parte della foresta, in alcune aree, il leccio è presente con esemplari di grandi dimensioni, in altre invece costituisce formazioni a ceduo interessate ormai da diversi anni da interventi selvicolturali per la riconversione a fustaia. La roverella si trova nei versanti più umidi ed esposti a nord ed è spesso frammista all’ agrifoglio. La presenza diffusa dell’agrifoglio rappresenta l’elemento che caratterizza il paesaggio forestale di questa sezione.

 

Sezione Monte Pisanu

 

La foresta è facilmente accessibile, infatti è attraversata dalla strada provinciale  Bono-Ittireddu; al Km 13 percorrendo un viale alberato si arriva alla sede di servizio dove sotto i  castagni e le conifere sono attrezzate aree di sosta ed un campeggio. Proseguendo verso Bono in località “Ucca ‘e grile”  si lascia la strada provinciale e percorrendo una pista forestale si arriva al monumento naturale di “Sos Nibberos” un area di circa 7 ettari dove si ritrova un biotopo di tassi millenari, lungo il ruscello vegeta un endemismo molto raro il Rubus Arrigoni Camarda, il cui areale è limitato a questa zona. Sulla cima più alta della catena del Goceano, il Monte Rasu (1258 m.s.l.m.), l’area cacuminale  è ricca di specie endemiche quali il Thymus erba barona , la Genista corsica, Armeria sardoa.

Il paesaggio vegetale è dominato dal bosco di  roverella, puro o in consociazione con il leccio e con la sughera;  a causa degli incendi e dei tagli le formazioni governate a ceduo predominano rispetto alla fustaia. L’unico versante risparmiato dagli incendi è quello ad Est del Monte Rasu , dove ritroviamo una formazione mista di roverella e acero minore con magnifici esemplari di agrifoglio.

La sughera prevale nella fascia compresa fra i 700-900 metri, spesso consociata con roverella e/o leccio; è presente  in località Pedra Ruias una sughera monumentale.

Inoltre il soprassuolo forestale è costituito da castagneti, impiantati ai primi del novecento  e da diverse conifere quali cipressi, pino nero e cedro dell’atlante, quest’ultimo si rinnova spontaneamente.