Complesso Forestale Barigadu
Percorrendo la strada provinciale n. 31 che dal comune di Neoneli conduce ad Austis ci si inoltra verso il settore orientale del territorio neonelese. Caratterizzato da formazioni paleozoiche, costituite da graniti rosati, compatti e massivi, molto fessurati che si interrompono al confine del complesso, nella parte occidentale, dove iniziano le terrazze trachitiche dell’era terziaria, rosso-violacee, che caratterizzano questa parte del territorio.
Ad appena sei km dal centro abitato di Neoneli, giunti nella località conosciuta con il nome di “S’Isteddu”, si iniziano a scorgere le maestose forme granitiche del Monte Olisezzo (841 metri s.l.m.); volgendosi alla nostra sinistra, lo sguardo si perde lungo le distese infinite di boschi di lecci e sughere, un mare verde che si interrompe nell’alternarsi delle guglie granitiche che qui, come in tutta l’isola, hanno nome proprio riferito alla forma che permette di identificare e caratterizzare il territorio: Ziu Paolo, Sa Cabrarissa, etc.
Seguendo le indicazioni stradali, si percorre per circa 1 km lo sterrato che conduce all’ingresso del Complesso Forestale.
Non si tratta di una Foresta Demaniale, ma di un complesso forestale, costituito da territori di proprietà dei comuni di Austis, Neoneli e Nughedu Santa Vittoria, dati in gestione alla Regione, con la volontà di tutelare nel migliore dei modi un patrimonio di così grande valenza ambientale e paesaggistica.
Le terre comunali sin dai primi decenni del secolo scorso venivano utilizzate per il taglio del legnatico, destinato alla produzione della legna da ardere e del carbone. Presso l’archivio del comune di Neoneli, è possibile leggere la Delibera del 3 ottobre 1919 che prevede “lo sfruttamento del salto comunale per la carbonizzazione della legna”.
Altra rendita storicamente importante per la popolazione locale era data dallo sfruttamento della risorsa sughericola. In tutta la fascia collinare che caratterizza il “Barigadu”, nelle zone con esposizione favorevole, caratterizzate da maggiori precipitazioni, su terreni silicei e, prevalentemente su quelli derivanti dal disfacimento dei graniti, delle ignimbriti e degli scisti, si insedia diffusamente la quercia da sughero, fortemente favorita nel suo sviluppo dall’intervento dell’uomo.
Infatti, fino al secondo dopoguerra (1950), i terreni comunali che ora costituiscono l’Oasi permanente di protezione faunistica, erano interessati da interventi colturali che prevedevano il taglio della macchia mediterranea e delle ceppaie di leccio, destinati alla produzione del carbone e della legna da ardere, salvaguardando le matricine di leccio e tutte le sughere, importante fonte di reddito.
Nel 1950 tutto il territorio è stato devastato da un incendio di enormi proporzioni.
Fino ai primi anni settanta, la foresta è stata interessata dal pascolamento di bestiame domestico: ovino, bovino e caprino.
L’insieme di questi fenomeni di degradazione ha portato la foresta verso stadi dinamici involutivi, che si manifestano ora nelle formazioni a macchia, peraltro rappresentative, con i suoi colori e profumi, di gran parte del paesaggio vegetale isolano.
La macchia mediterranea è caratterizzata da arbusti sclerofillici sempreverdi e, più raramente da elementi arborescenti di altezza variabile fra 1 e 5 metri, tra i quali troviamo le filliree, in particolare quelle a foglia stretta (Phillyrea angustifolia), il corbezzolo, il lentisco, e diverse lianose quali il tamaro, lo stracciabraghe, l’edera e le diverse clematidi.
Per favorire la conservazione dei millenari paesaggi forestali creando nel contempo occupazione stabile per le comunità locali, l’Amministrazione Regionale prese in gestione le terre comunali e istituì un Cantiere Forestale.
Nel 1983 con decreto dell’Assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione viene istituita nelle terre in oggetto l’Oasi permanente di protezione faunistica in agro dei comuni di Neoneli e Nughedu Santa Vittoria, che prende il nome di Oasi di “Assai”, dal nome della zona.
La fauna presente nell’Oasi è di grande interesse scientifico, infatti oltre al daino e al cervo sardo, sono presenti numerosi cinghiali e, tra i carnivori, il gatto selvatico e la martora; tra le specie ornitiche nidificanti ricordiamo alcuni endemismi sardo – corsi, quali lo sparviere, il picchio rosso maggiore, la cincia mora, lo zigolo nero. Sono presenti anche il raro ed elusivo passero solitario, la ghiandaia, il corvo imperiale, la pernice sarda, il colombaccio. Recentemente, dopo tanti anni di assenza, è tornata a nidificare nell’area l’aquila reale; questo è senza dubbio un segnale positivo che ci fa capire che la situazione faunistico-ambientale sta evolvendo verso un equilibri sempre più stabili.